Dopo il rapido rally dell'S&P 500 dai minimi di aprile, il desiderio degli investitori di realizzare profitti è così forte da causare il calo dell'indice azionario ampio. E i motivi non mancano: la pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro americano chiarirà la posizione della Fed sui tagli dei tassi, mentre risultati deludenti delle società tecnologiche alimentano la rotazione dei portafogli.
Nelle ultime tre sessioni di negoziazione, le azioni del produttore di chip Broadcom hanno perso il 18%, pari a circa 300 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato. Una cifra paragonabile al valore di mercato del suo concorrente AMD. Il periodo peggiore per Broadcom dal 2020 ha portato la sua capitalizzazione al di sotto di quella di Meta Platforms: le due società si sono scambiate il sesto e il settimo posto.
Gli investitori evocano i paralleli con gli anni '90, quando la crisi delle dot‑com fece crollare l'S&P 500. Ora molti dubitano della capacità delle società tecnologiche di generare profitti proporzionati ai massicci investimenti e temono valutazioni fondamentali gonfiate. Ne consegue una rotazione verso le small cap: non sorprende che il Russell 2000 stia sovraperformando l'indice azionario più ampio.
Performance dell'S&P 500 e del Russell 2000
I piccoli emittenti beneficiano della combinazione tra un'economia sorprendentemente robusta e una Fed che continua ad allentare i tassi. Il PIL USA cresce nonostante gli effetti negativi dei dazi; il protezionismo della Casa Bianca è in parte compensato dall'aumento di produttività legato all'IA e dalla ripresa dei consumi, alimentata dal rally dell'S&P 500. La domanda è: durerà anche nel 2026?
I dubbi sull'efficacia degli investimenti in società tech e il rallentamento del ciclo di espansione monetaria della Fed potrebbero avere effetti negativi sull'economia USA, soprattutto perché il mercato del lavoro continua a raffreddarsi. Jerome Powell ha osservato che l'occupazione effettiva è inferiore di circa 60.000 unità al mese rispetto ai numeri pubblicati in precedenza dal Bureau of Labor Statistics.
Dinamica MSCI e rendimenti obbligazionari
Morgan Stanley, tuttavia, ritiene che il mercato sia entrato in una fase in cui "buone o cattive notizie sono positive per l'S&P 500". In questo senso una lieve debolezza dei non‑farm payrolls rispetto alle stime di Bloomberg potrebbe spingere l'indice ampio al rialzo sulle attese di un rapido ritorno all'espansione monetaria della Fed, con conseguente calo dei rendimenti obbligazionari e aumento dei titoli azionari.
I derivati prezzano una probabilità del 53% per un taglio del tasso sui fondi federali a marzo. Se questa probabilità dovesse continuare a salire, il dollaro si indebolirebbe e l'S&P 500 avrebbe maggiori possibilità di recuperare il trend rialzista e toccare nuovi massimi.
Tecnicamente, sul grafico giornaliero dell'indice azionario ampio, gli orsi sono riusciti a spingere le quotazioni al di sotto del fair value. Tuttavia, un rimbalzo dell'S&P 500 dalla zona di convergenza 6.750-6.770 consentirà ai trader di aprire posizioni long.